Carissimi,
sono molto fiero di presentarvi la figura di un altro italiano nato in Argentina:
Enrique Carlos Alberto Mosconi nacque a Buenos Aires il 27 febbraio 1877, figlio di Enrico, ingegnere italiano arrivato in Argentina per lavorare nella ampiazione delle ferrovie, e di María Juana Canavery, di origine irlandese, ed ebbe 2 sorelle e 2 fratelli. Diciasettenne, si è laureato con diploma d’onore presso la Scuola di Ufficiali dell’Esercito Argentino, il primo della classe, come sottotenente di fanteria. Dopo di che venne assegnato al Regimento 7 di fanteria a Rio Cuarto, nella provincia di Córdoba. Due anni dopo è stato promosso a tenente e trasferito a Buenos Aires, ove ingressa all’Università Nazionale nella facoltà d’Ingegneria, laureandosi come ingegnere civile nel 1901, con una tesi su un progetto di diga nella confluenza dei fiumi Limay e Negro, ciò che permetterebbe la navigazione fino l’Oceano Atlantico. Nel frattempo aveva realizzato studi topografici presso le provincie di Mendoza e Neuquén, e sviluppato il progetto delle ferrovie per questa ultima provincia.
Due anni dopo si laurea come ingegnere militare e venne assegnato alle opere per la costruzione delle caserme di un regimento di fanteria nella provincia di Santa Cruz. L’anno dopo riceve il premio “General Belgrano” per il progetto di costruzione delle caserme di due regimenti di fanteria e cavalleria, presso la città di Buenos Aires. Nel discorso di ringraziamento, Mosconi consiglia al governo di inviare all’estero ai primi di ogni classe laureati presso le università locali, per farli imparare come vengono disegnate e costruite le più grande opere civili e militari, perchè non siano “importati” professionisti stranieri per realizzare le stesse sul territorio nazionale.
Nel 1906 venne inviato nel Belgio, in Italia e la Germania, assieme un gruppo di neo laureati, facendo parte per 4 anni del battaglione 10 della Westphalia e frequentò corsi di post grado presso la Scuola Tecnica Superiore di Artiglieria e Ingegneria a Charlottemburgo. Dopo di che rientra in Argentina per assumere come capo di un battaglione di ingegneri, ma subito torna in Europa per comprare materiale tecnico per l’Arma degli Ingegneri. Fa parte di reparti di telegrafisti e ferrovie militari in Francia, Germania e l’Impero Austro-Ungherese. Rientra a Buenos Aires e venne assegnato come ausiliare nell’Ispettorato dell’Arma e poi promosso a tenente colonnello, per cui riassume
sono molto fiero di presentarvi la figura di un altro italiano nato in Argentina:
Enrique Carlos Alberto Mosconi nacque a Buenos Aires il 27 febbraio 1877, figlio di Enrico, ingegnere italiano arrivato in Argentina per lavorare nella ampiazione delle ferrovie, e di María Juana Canavery, di origine irlandese, ed ebbe 2 sorelle e 2 fratelli. Diciasettenne, si è laureato con diploma d’onore presso la Scuola di Ufficiali dell’Esercito Argentino, il primo della classe, come sottotenente di fanteria. Dopo di che venne assegnato al Regimento 7 di fanteria a Rio Cuarto, nella provincia di Córdoba. Due anni dopo è stato promosso a tenente e trasferito a Buenos Aires, ove ingressa all’Università Nazionale nella facoltà d’Ingegneria, laureandosi come ingegnere civile nel 1901, con una tesi su un progetto di diga nella confluenza dei fiumi Limay e Negro, ciò che permetterebbe la navigazione fino l’Oceano Atlantico. Nel frattempo aveva realizzato studi topografici presso le provincie di Mendoza e Neuquén, e sviluppato il progetto delle ferrovie per questa ultima provincia.
Due anni dopo si laurea come ingegnere militare e venne assegnato alle opere per la costruzione delle caserme di un regimento di fanteria nella provincia di Santa Cruz. L’anno dopo riceve il premio “General Belgrano” per il progetto di costruzione delle caserme di due regimenti di fanteria e cavalleria, presso la città di Buenos Aires. Nel discorso di ringraziamento, Mosconi consiglia al governo di inviare all’estero ai primi di ogni classe laureati presso le università locali, per farli imparare come vengono disegnate e costruite le più grande opere civili e militari, perchè non siano “importati” professionisti stranieri per realizzare le stesse sul territorio nazionale.
Nel 1906 venne inviato nel Belgio, in Italia e la Germania, assieme un gruppo di neo laureati, facendo parte per 4 anni del battaglione 10 della Westphalia e frequentò corsi di post grado presso la Scuola Tecnica Superiore di Artiglieria e Ingegneria a Charlottemburgo. Dopo di che rientra in Argentina per assumere come capo di un battaglione di ingegneri, ma subito torna in Europa per comprare materiale tecnico per l’Arma degli Ingegneri. Fa parte di reparti di telegrafisti e ferrovie militari in Francia, Germania e l’Impero Austro-Ungherese. Rientra a Buenos Aires e venne assegnato come ausiliare nell’Ispettorato dell’Arma e poi promosso a tenente colonnello, per cui riassume
come comandante del 1mo. Battaglione di Ingegneri di Campo de Mayo. Successivamente, torna in Germania per acquisire materiale militare, ma deve rientrare perchè scoppia la Prima Guerra Mondiale, e assume come sottodirettore e poi direttore degli Arsenali di Guerra.
Comincia a sostituire la energia a base di carbono per il petrolio in forni e caldaie, inoltre sperimentare la colata dell’acciaio con ossidi pervenuti dal Quequén, ordina vietare l’uso di legni stranieri per sostituirgli con legni del Paese, sostituisce pure l’uso della canapa importata, usando invece il "caraguatà" estratto dalla Mesopotamia argentina. Prepara la prima statistica nazionale per studiare i tempi, i dati e la capacità del Paese per fabbricare il materiale necessario in caso di una subita chiamata alle armi della popolazione. Fa la ricerca per utilizzare prodotti locali, gli ottene e li mette in produzione per la fabbricazione di fucili e cannoni, allo scopo di attrezzare l’Esercito.
Con motivo di manovre che doveva realizzare l’Aeronautica dell’Esercito nel 1922, Mosconi all’improvviso si trova in difficoltà, perchè la Western Indian Oil Company, unica azienda che importava benzina per gli aerei, voleva essere pagata prima di fornire il carburante. Sorpreso dalla situazione, l’allora colonnello Mosconi si recò presso gli uffici della Wico per confermare la notizia, ciò che fece il direttore della compagnia petrolifera, a cui rispose Mosconi dicendo che nulla c’era di debito ai conti delle Forze Armate riguardante a spese di carburante, e per tanto riteneva l’atteggiamento della Wico “impertinente ed innaccettabile”. In quel momento Mosconi fece un giuramento a se stesso di rompere il potere dei trust, più presto che tardi. Quel giorno è cambiata la storia argentina. Mosconi sarebbe il fondatore di YPF (Giacimenti Petroliferi Fiscali, sigla in spagnolo), il suo direttore generale per ben 8 anni e nel 1929 prenderebbe il controllo del mercato dei carburanti liquidi in Argentina, dando per compiuto il giuramento fatto 7 anni prima.
Comincia una gita per gli alcuni paesi sudamericani, Bolivia, Perù, Colombia, Brasile e Messico, destando una corrente di simpatia e di interesse per lo sviluppo di aziende nazionali petrolifere, essendo create alcuni anni dopo della sua gita, la YPF di Colombia e la Pemex, inoltre la YPF boliviana e Petrobras, cui strutture vengono disegnate sulla base della predecessora YPF argentina.
Percorre il Paese per conoscere le difficoltà ed anche i defetti operativi ed anche amministrativi per l’estrazione, raffinazione e commercializzazione del petrolio, inoltre la necessità di sostituire le aziende straniere che se ne occupavano del processo. Chiede, tramite il ministero competente, la presentazione di un progetto per modificare la legge delle miniere e risorse naturali, riservandone apposta per lo Stato ampie zone del Paese e propone la costruzione di un grande complesso nazionale per la raffinazione del petrolio. Desta così una forte opposizione dei trust e dei difensori del libero mercato, ma ci riesce e la legge venne approvata dal Parlamento.
Il 6 settembre 1930 un colpo di Stato (“con forte odore a petrolio”) caccia fuori le autorità costituzionali e prende il potere, istallando un governo di militari con numerosi ministri legati, allora o prima, alle grande aziende petrolifere americane, inglesi e ollandesi. Mosconi si rifiuta di partecipare, anzi, è assolutamente contrario alla rottura istituzionale, e si dimette come direttore di YPF. Immediatamente venne arrestato a modo di avvertenza e poco dopo messo in libertà. Ma 3 mesi dopo è detenuto ancora, sotto l’accusa di essere comunista e di organizzatore di un complot per restituire il potere alle istituzioni della democrazia. In parallello, viene aperta una causa per essere poco trasparente nella conduzione della azienda nazionale del petroleo. È un colpo all’onore di un militare esempiare e Mosconi viene convocato dal presidente di fatto, il generale Uriburu, che lo manda in Italia, come un esilio obbligatorio.
Un anno dopo rientra al Paese e trova un già condiscepolo della Scuola Militare come presidente, cui lo nomina come direttore di Ginnastica dell’Esercito, una carica puramente simbolica. Poco dopo subì un attacco cervello-vascolare, che paralizza la metà del suo corpo. Venne ritirato dell’Esercito come generale di divisione sulla fine del ’33. Mentre cerca di riabilitarsi, scrive un paio di libri, di cui uno venne premiato con medaglia d’oro dall’Accademia delle Arti e le Scienze del Brasile, “El petróleo argentino tra 1922 e 1930”.
Invalido, senza un soldo, è vissuto gli ultimi anni nella casa delle sorelle maggiori. L'insigne generale ed ingegner Enrique Mosconi è morto il 4 giugno 1940. Una sua frase define la sua vita dedicata al servizio degli interessi della Patria e dei suoi concittadini: "Non è possibile spiegarsi che ci siano compatriote che vogliano alienare le nostre riserve di petrolio e darle in concessione al capitale straniero, per favorire a questo con gli enormi guadagni che si ottengono di tali attività, invece di preservare questi benefici per indirizzarlo al benessere materiale e morale del popolo argentino. Perchè consegnare il petrolio è come consegnare la bandiera”.
Comincia a sostituire la energia a base di carbono per il petrolio in forni e caldaie, inoltre sperimentare la colata dell’acciaio con ossidi pervenuti dal Quequén, ordina vietare l’uso di legni stranieri per sostituirgli con legni del Paese, sostituisce pure l’uso della canapa importata, usando invece il "caraguatà" estratto dalla Mesopotamia argentina. Prepara la prima statistica nazionale per studiare i tempi, i dati e la capacità del Paese per fabbricare il materiale necessario in caso di una subita chiamata alle armi della popolazione. Fa la ricerca per utilizzare prodotti locali, gli ottene e li mette in produzione per la fabbricazione di fucili e cannoni, allo scopo di attrezzare l’Esercito.
Con motivo di manovre che doveva realizzare l’Aeronautica dell’Esercito nel 1922, Mosconi all’improvviso si trova in difficoltà, perchè la Western Indian Oil Company, unica azienda che importava benzina per gli aerei, voleva essere pagata prima di fornire il carburante. Sorpreso dalla situazione, l’allora colonnello Mosconi si recò presso gli uffici della Wico per confermare la notizia, ciò che fece il direttore della compagnia petrolifera, a cui rispose Mosconi dicendo che nulla c’era di debito ai conti delle Forze Armate riguardante a spese di carburante, e per tanto riteneva l’atteggiamento della Wico “impertinente ed innaccettabile”. In quel momento Mosconi fece un giuramento a se stesso di rompere il potere dei trust, più presto che tardi. Quel giorno è cambiata la storia argentina. Mosconi sarebbe il fondatore di YPF (Giacimenti Petroliferi Fiscali, sigla in spagnolo), il suo direttore generale per ben 8 anni e nel 1929 prenderebbe il controllo del mercato dei carburanti liquidi in Argentina, dando per compiuto il giuramento fatto 7 anni prima.
Comincia una gita per gli alcuni paesi sudamericani, Bolivia, Perù, Colombia, Brasile e Messico, destando una corrente di simpatia e di interesse per lo sviluppo di aziende nazionali petrolifere, essendo create alcuni anni dopo della sua gita, la YPF di Colombia e la Pemex, inoltre la YPF boliviana e Petrobras, cui strutture vengono disegnate sulla base della predecessora YPF argentina.
Percorre il Paese per conoscere le difficoltà ed anche i defetti operativi ed anche amministrativi per l’estrazione, raffinazione e commercializzazione del petrolio, inoltre la necessità di sostituire le aziende straniere che se ne occupavano del processo. Chiede, tramite il ministero competente, la presentazione di un progetto per modificare la legge delle miniere e risorse naturali, riservandone apposta per lo Stato ampie zone del Paese e propone la costruzione di un grande complesso nazionale per la raffinazione del petrolio. Desta così una forte opposizione dei trust e dei difensori del libero mercato, ma ci riesce e la legge venne approvata dal Parlamento.
Il 6 settembre 1930 un colpo di Stato (“con forte odore a petrolio”) caccia fuori le autorità costituzionali e prende il potere, istallando un governo di militari con numerosi ministri legati, allora o prima, alle grande aziende petrolifere americane, inglesi e ollandesi. Mosconi si rifiuta di partecipare, anzi, è assolutamente contrario alla rottura istituzionale, e si dimette come direttore di YPF. Immediatamente venne arrestato a modo di avvertenza e poco dopo messo in libertà. Ma 3 mesi dopo è detenuto ancora, sotto l’accusa di essere comunista e di organizzatore di un complot per restituire il potere alle istituzioni della democrazia. In parallello, viene aperta una causa per essere poco trasparente nella conduzione della azienda nazionale del petroleo. È un colpo all’onore di un militare esempiare e Mosconi viene convocato dal presidente di fatto, il generale Uriburu, che lo manda in Italia, come un esilio obbligatorio.
Un anno dopo rientra al Paese e trova un già condiscepolo della Scuola Militare come presidente, cui lo nomina come direttore di Ginnastica dell’Esercito, una carica puramente simbolica. Poco dopo subì un attacco cervello-vascolare, che paralizza la metà del suo corpo. Venne ritirato dell’Esercito come generale di divisione sulla fine del ’33. Mentre cerca di riabilitarsi, scrive un paio di libri, di cui uno venne premiato con medaglia d’oro dall’Accademia delle Arti e le Scienze del Brasile, “El petróleo argentino tra 1922 e 1930”.
Invalido, senza un soldo, è vissuto gli ultimi anni nella casa delle sorelle maggiori. L'insigne generale ed ingegner Enrique Mosconi è morto il 4 giugno 1940. Una sua frase define la sua vita dedicata al servizio degli interessi della Patria e dei suoi concittadini: "Non è possibile spiegarsi che ci siano compatriote che vogliano alienare le nostre riserve di petrolio e darle in concessione al capitale straniero, per favorire a questo con gli enormi guadagni che si ottengono di tali attività, invece di preservare questi benefici per indirizzarlo al benessere materiale e morale del popolo argentino. Perchè consegnare il petrolio è come consegnare la bandiera”.
José R. Maragó