DOPPIO APPUNTAMENTO CULTURALE AL CENTRO GIOVANILE DI VIA TETI

Domenico Sorace
 (SANT’ONOFRIO)  Chiusura dell’anno all’insegna della cultura presso il centro di aggregazione giovanile di via Raffaele Teti.
Ben due infatti gli appuntamenti patrocinati dall’amministrazione comunale che si svolgeranno venerdì 30 dicembre a partire dalle ore 16.
Il percorso formativo umano e spirituale dell’illustre concittadino don Vito Mandarano, dell’ordine di don Orione e che attualmente svolge il suo magistero sacerdotale presso la città di Paternò in Sicilia, verrà riproposto nei suoi diversi aspetti dai relatori che si succederanno: il sindaco Tito Rodà, il parroco don Franco Fragalà ed il docente di religione Mimmo Pezzo.
A seguire, il concerto letterario dedicato all’ultima fatica di Domenico Sorace “La musica degli invisibili”.
Presentata con successo di pubblico e di critica anche in occasione dell’ultimo Salone del Libro di Torino,  l’opera è articolata in due componenti che si integrano e completano: il romanzo e l’allegato cd con le musiche che lo accompagnano, pensate dallo stesso autore e trascritte da Nello Narduzzi.
Definito dallo stesso Sorace come un’opera che mette la “fantasia al servizio della realtà” il romanzo mete a confronto le esperienze di due giovani, l’africano Kipnui ed il vibonese Alfredo, aprendo squarci originali di riflessione e approfondimento su “luoghi e realtà in cui si sono abbattute la sofferenza e l’indifferenza, pur non precludendo la possibilità ai protagonisti, grazie alla loro forza di volontà, di percorre la strada di un riscatto possibile”.
 (Raffaele Lopreiato) 

LUTTO. MORTA LA MAMMA DEL NOSTRO PARROCO DON FRANCO

Don Franco Fragalà


LA VOCE e la SANT’ONOFRIO TADIZIONI si associano al dolore del nostro parroco don Franco Fragalà, per la perdita della cara mamma ed esprimono a tutti i familiari sentite condoglianze.

TALENT SCOUT DEL MILAN CALCIO IN VISITA SUI CAMPI DELL'ORATORIO "DON BOSCO"

I ragazzi iscritti alla scuola calcio rossonera diretta da Carlo Lico
Un lavoro davvero eccellente, quello che sta svolgendo la Scuola Calcio Milan di Vibo Valentia. Parola di Davide Corti, responsabile delle Scuole calcio rossonere del Sud e Centro Italia, che nei giorni scorsi è stato in città per la seconda visita alla neonata società vibonese guidata dal direttore tecnico Carlo Lico.
«Ho visto notevoli miglioramenti rispetto alla prima volta – ha osservato Corti –. C'è più organizzazione e la cosa che mi fa più piacere è la crescita dei più piccolini che mi sono sembrati abbastanza bravi nella coordinazione e nel tocco della palla».
Infatti, nel corso della visita, durata una intera giornata presso i campi dell'Oratorio Don Bosco, Davide Corti ha avuto modo, questa volta, di esaminare da vicino i ragazzi delle categorie di ingresso Piccoli Amici e Pulcini. Insomma, il supervisore rossonero ha promosso il lavoro fin qui svolto dallo staff tecnico vibonese con gli oltre duecento ragazzi che hanno aderito all'iniziativa e che nei giorni scorsi hanno anche ricevuto il loro primo kit targato Milan.
«C'è una grande attenzione attorno a questo progetto, che non vogliamo sia disattesa – ha aggiunto Corti – per questo proseguiremo le viste a cadenza mensile».
Quello delle Scuole calcio Milan è un progetto a cadenza triennale, che ha dei criteri da seguire e che sicuramente saranno attuati al meglio dagli istruttori vibonesi. «Quel che conta è rispettate le tappe educative del bambino – ha aggiunto il responsabile delle Scuole calcio del Milan – sbagliare l'approccio nel lavoro può compromettere le fasi evolutive sportive dei giovani calciatori. Qui a Vibo ho visto che le indicazioni date sono state rispettate».
Il prossimo appuntamento è per gennaio, ma prima dovrebbe avvenire il battesimo ufficiale della Scuola calcio Milan di Vibo Valentia, unitamente a quelle di Tropea e Briatico, con una grande manifestazione che vedrà arrivare in città grandi campioni del passato della squadra rossonera – si parla di Franco Baresi e Paolo Maldini – per una vera e propria festa dello sport e del calcio che si terrà con tutta probabilità al palazzetto dello sport. L'appuntamento è per subito dopo le festività natalizie, probabilmente il 9 gennaio 2012, ma la conferma arriverà soltanto nei prossimi giorni.
Intanto i ragazzi della scuola calcio, sognando un giorno di diventare grandi come Maradona e Pelè, proseguono senza sosta la loro attività di preparazione e qualcuno sussurra che ci sia già qualche campione in erba. Al di là dei sogni di gloria, per ogni ragazzo praticare uno sport come il calcio significa soprattutto prepararsi alla vita.
(Vittoria Sicari – gazzetta del sud 23/12/2011)

SCUOLA, QUESTA LA NUOVA MAPPA PROVINCIALE VIBONESE

Consiglio Provinciale Vibo Valentia
Con 15 voti a favore, cinque contrari e un astenuto il consiglio provinciale approva il Piano di dimensionamento della rete scolastica. Non passa, invece, a sorpresa, la variazione di bilancio – un milione e 600mila euro in entrata – e sui titoli di coda della seduta si scatena il putiferio.
La votazione sul punto all'ordine del giorno avviene, infatti, nel momento in cui il consigliere di maggioranza Giuseppe Altieri si trova sulla porta dell'aula consiliare impegnato in una telefonata. Il conteggio finisce in parità. Dieci per l'opposizione, dieci per la maggioranza, che, però, tende a ritenere presente Giuseppe Altieri. Il confronto si scalda. Volano parole pesanti. Dai banchi dell'opposizione, Rodolico, Pititto e Crupi alzano le barricate. In conclusione, la variazione di bilancio non passa. Ma la maggioranza non molla e il Consiglio è stato convocato, in seduta straordinaria, per domani mattina alle 11.
All'ordine del giorno, naturalmente, l'approvazione della variazione di bilancio. Il piatto forte della riunione consiliare era, comunque, il Piano di dimensionamento. Non sono mancate le schermaglie e soprattutto, a votazione conclusa, non è mancato il disappunto del sindaco di
Zungri, Francesco Galati, e della folta delegazione composta dal personale della scuola e da numerosi cittadini. «È stato approvato un piano viziato da evidenti illegittimità – tuona Galati – e Zaccanopoli è stata aggregata a Cessaniti anziché Zungri violando il criterio della continuità territoriale. Ricorreremo al Tar».
Le polemiche sul piano non vanno oltre. Vuol dire che grosso modo le aspettative sono state soddisfatte. In realtà, dalla relazione dell'assessore all'Istruzione Pasquale Fera emerge tutto il lavoro portato avanti in quasi tre mesi di riunioni e confronto con le parti sociali, i sindaci, le istituzioni. C'era il rischio che saltassero 18 dirigenze, non è successo e questo suona a merito, sottolinea Fera, della commissione che ha avuto una grande capacità di ascolto e di sintesi. «Probabilmente si poteva fare anche meglio – afferma l'assessore – ma le sollecitazioni della Regione ci suggerivano un dimensionamento con cifre alte per evitare chiusure di istituti nei prossimi anni anche di fronte al calo del numero degli alunni. Noi abbiamo salvato tutto il possibile. Né potevamo aspettare ancora perchè incombeva ormai il rischio del commissariamento».
La lettura del Piano con la composizione dei vari istituti dà il via alle schermaglie consiliari e alla presentazione di due emendamenti da parte dell'opposizione a lavori in corso. Il primo a firma del consigliere Nicola Crupi mira alla soppressione degli istituti omnicomprensivi e il secondo, sottoscritto da Francesco Pititto e dallo stesso Crupi, punta a ridisegnare la situazione di Zungri, ipotizzando un istituto comprensivo formato da Zungri, Spilinga e Zaccanapoli con la scuola di Joppolo accorpata a Ricadi. Gli emendamenti vanno incontro a netta bocciatura.
In sintesi, la rete scolastica vibonese, a partire dal prossimo anno e fatti salvi i possibili ritocchi da parte della Regione, sarà costituita da quattro istituti omnicomprensivi (Filadelfia, Nicotera, Soriano e Pizzo), 21 istituti comprensivi di cui 10 senza etichettature di sorta (San Calogero, San Costantino, Soriano, Briatico, Nicotera, Tropea, Mileto e in città l'i.c. Garibaldi, i.c. Murmura e Vibo Marina) e 11 situati in territorio montano (Filadelfia, Dinami, Rombiolo, Acquaro, Gerocarne, due a Serra San Bruno, Ricadi, Cessaniti, Maierato, Monterosso).
Zungri, ritenuta area a forte disagio geografico, rimane come istituto comprensivo, ma sarà data in reggenza. Mantengono la dirigenza in quanto situati in comuni sciolti per mafia gli istituti comprensivi di Sant'Onofrio, Fabrizia e Nardodipace, nonché l'omnicomprensivo di Nicotera. Va rilevato che relativamente a questi quattro istituti, il consigliere Giuseppe Rodolico, intervenendo nel dibattito, ha chiesto che nel piano venisse eliminata per ognuno di essi la dicitura «comune ad alta densità mafiosa» per sostituirla con «comune sciolto per mafia» meno offensiva per la cittadinanza. Due i circoli rimasti in piedi in città, il primo e il terzo, mentre il convitto Filagieri mantiene la sua specificità senza subìre alcuna variazione alla sua organizzazione.
Dieci gli istituti superiori con l'Ite di Mileto che viene accorpato all'Itis "Fermi" e l'Istituto d'Arte "Colao" al liceo classico "Morelli".
Non manca, a sorpresa, la variazione dell'ultimo momento. Peraltro, significativa. Dal Nautico di Pizzo è stata staccata una non meglio precisata sezione tecnica che è stata aggregata all'Itg, istituto al quale era già aggregato l'Ipsia. I numeri salgono così a 646 contro i 602 precedenti e la situazione diventa del tutto tranquilla anche perchè l'omnicomprensivo di Pizzo, nonostante lo "scorporamento" sul filo di lana, può contare su ben 1139 alunni. Ora la palla passa alla Regione che dovrà provvedere entro il 31 gennaio 2012.
(Pino Brosio Gazzetta del sud 22/12/2011)

L'ATTESO RITORNO DI TANTI EMIGRATI RENDE PIÙ DOLCE I GIORNI DI VIGILIA

Il gruppo etnofolk “Faragonia”
(SANT’ONOFRIO) Il Natale santonofrese entra nel vivo.
Nel solco di una tradizione che si rinnova, il Natale costituisce ancora oggi il periodo dell’anno in cui la comunità si ritrova per rivivere insieme le suggestioni profonde dell’evento che più di duemila anni fa segnò in modo indelebile la storia dell’umanità.
Tanti sono poi i santonofresi emigrati che in questo periodo fanno ritorno nella terra d’origine, per riassaporare insieme a familiari e amici ricordi e consuetudini  che rimandano ai bei tempi andati.   
Le festività, ufficialmente aperte nella ricorrenza dell’Immacolata, con  l’amministrazione comunale che in collaborazione con l’associazione Iris ha organizzato la tradizionale degustazione delle “curujicchi” accompagnata dalla performance artistica del gruppo etnofolk “Faragonia”, si sono andate via via arricchendo di nuove iniziative, in un crescendo di coinvolgimento corale ed emotivo.
Un imponente albero di natale e la capanna della Natività sono stati realizzati, sempre a cura del comune, Al centro di piazza Umberto I, per l’occasione impreziosita da artistiche luminarie.
Pure i quartieri hanno fatto la loro parte, con gruppi di residenti che spontaneamente hanno realizzato, negli spazi pubblici appositamente sistemati, artistici presepi.
Piazza Umberto I - S.Onofrio
Anche le notti in questo periodo si caricano di emozioni irripetibili,  grazie al gruppo di giovani artisti che fino alle prime luci dell’alba attraversano in lungo e in largo l’intero paese eseguendo le dolci melodie del “Tu scendi dalle stelle”, con i cittadini che fanno a gara per aprire le loro case per offrire ospitalità e ristoro.
Non mancano poi i momenti di aggregazione e socializzazione.
Una serie di iniziative dedicate alla terza età sono state promosse dal Cenacolo domenicano, con il momento clou in occasione del “pranzo degli anziani” durante il quale verranno riproposte le tradizionali “tridici cosi”.
Rappresentazioni musicali e teatrali verranno proposte prima della sospensione delle attività didattiche dagli alunni di ogni ordine e grado, mentre dal punto di vista si preannuncia come sempre partecipata la solenne celebrazione eucaristica della notte di Natale officiata dal parroco don Franco Fragalà nella chiesa matrice.

                         (Raffaele Lopreiato)

SCONTI ALITALIA PER LA CALABRIA

Scattano le nuove offerte Alitalia per volare in Calabria a prezzi decisamente convenienti. La compagnia aerea italiana mette infatti a disposizione migliaia di posti per volare sui tre aeroporti calabresi di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone.
Per quanto riguarda il collegamento Roma Fiumicino - Lamezia Terme, Alitalia ha deciso di incrementare i posti a disposizione negli ultimi giorni prima della partenza: questi last minute hanno le tariffe più convenienti. Inoltre passano da 7 a 8 i collegamenti quotidiani tra la capitale e Lamezia Terme.
Fino al 4 agosto saranno ben 11.000 i posti al costo di soli € 59 (sola andata tutto incluso) per volare da Roma Fiumicino a Regio Calabria. Approfittando di questa offerta, da prenotare entro 7 giorni prima della partenza, si potrà volare a tale prezzo fino al 31 ottobre. Stesse condizioni per volare da Crotone a Roma anche se qui i posti sono 1.100.
In questo modo, come afferma Andrea Stolfa, Direttore Marketing, Revenue Management & Network di Alitalia, la compagnia aerea consolida la sua presenza sul nostro territorio nazionale. Alitalia vuole infatti essere la compagnia di riferimento per l'Italia ed in particolare per il Mezzogiorno, un suo obiettivo strategico. I collegamenti con la Calabria inoltre sono sia per un'utenza business sia per coloro che viaggiano per turismo. Ricordiamo infine che la Calabria è collegata, oltre che con Roma, anche con Milano Linate, Torino, Venezia, Bologna e Trieste mentre AirOne, partner del Gruppo Alitalia, collega Lamezia Terme con gli scali di Milano Malpensa e di Pisa.
(Viaggiando in Europa)

PIANO SCOLASTICO PROVINCIALE, L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANT’ONOFRIO SALVA LA DIRIGENZA.

Il piano di dimensionamento scolastico 2012-2013 approderà in consiglio provinciale mercoledì prossimo. L'assessore all'Istruzione Pasquale Fera, che ha coordinato tutti i lavori faticando non poco per contemperare tutte le esigenze, ha curato la stesura definitiva del documento che, alla resa dei conti, sembra accontentare tutti. A parte, infatti, il malumore manifestato da un paio di sindaci, per il resto tutto pare andare per il verso giusto. Ossia, i dirigenti non hanno nulla da ridire sulle scelte operate. Dopo tanto strattonare, le esigenze sono state soddisfatte. Ne sa qualcosa l'assessore Fera che intervenendo ieri ad un convegno della Cisl Scuola tenutosi al 501 hotel ha parlato con la franchezza che gli è abituale. «Non dovete pensare solo a voi stessi – ha asserito rivolgendosi ai dirigenti peraltro numerosi in sala – ma anche alla scuola. Spesso parecchi di voi identificano la scuola con la propria persona. In realtà bisogna lavorare per la scuola e non per sé stessi. Le pressioni – ha aggiunto – non fanno bene. Si obbliga i politici a scelte sbagliate». Parole dure, sintomatiche di uno stato di tensione che ha accompagnato la stesura del nuovo Piano di dimensionamento, un lavoro sicuramente delicato e complesso durante il quale Fera ha, evidentemente, avuto modo di entrare in contatto con mentalità e culture che antepongono l'interesse proprio al bene collettivo. E, invece «dovremmo dal basso – ha insistito l'assessore provinciale all'Istruzione – avere uno scatto d'orgoglio lavorando insieme per salvare la speranza di una scuola migliore e in grado di preparare un futuro sereno per i nostri figli». Guardando la bozza del Piano che sarà portata in consiglio provinciale per l'approvazione definitiva, non sono poche le cose che suscitano qualche perplessità. O almeno non sono poche le scelte che cozzano contro i contenuti dell'art. 19 della legge 15 luglio 2011, n. 111, comma 4 che prevede la formazione di istituti comprensivi con non meno di mille alunni di Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado. Numero che scende a 500 nei comuni montani.
La bozza di Piano prevede nelle zone di montagna un istituto omnicomprensivo (Filadelfia) e 11 istituti comprensivi (Filadelfia, Dinami, Rombiolo, Acquaro, Gerocarne, 2 a Serra San Bruno, Ricadi, Cessaniti, Maierato, Monterosso). Sono, invece dodici gli istituti fuori dalle aree montane (San Calogero, San Costantino, Soriano, Briatico, Nicotera, Tropea, Zungri, Pizzo e 5 – I Circolo, i.c. Garibaldi, II Circolo, i.c. Vibo Mafrina e i.c. Murmura - sul territorio comunale), ma oltre i mille alunni vanno solo Nicotera e Vibo Marina. Zungri addirittura si attesta su 248 alunni. Salvano la dirigenza perchè inseriti in aree ad alta densità mafiosa o di forte disagio geografico o per entrambi i motivi l'istituto omnicomprensivo di Nicotera e i comprensivi di Fabrizia, Nardodipace e Sant'Onofrio. Situazione più tranquilla a livello di istruzione secondaria di secondo grado dove quasi tutti gli istituti vanno oltre i seicento alunni. Salvano la dirigenza l'Itis che aggrega l'Ite di Mileto e il liceo classico "Morelli" che recupera i numeri necessari accorpando l'Istituto d'Arte. L'Itg conferma l'abbinamento con l'Ipsia. Nessun problema neppure in periferia. A Filadelfia il liceo scientifico e l'Ipsia danno vita ad un istituto omnicomprensivo di montagna inglobando anche la secondaria di primo grado di Filadelfia e Francavilla Angitola.
Altro omnicomprensivo si conferma a Nicotera che mantiene la secondaria di primo grado e sfrutta le deroghe per i comuni afflitti dalla mafia. Stessa soluzione a Pizzo dove la verticalizzazione è completa, dall'Infanzia al Nautico. Nessun problema a Tropea e a Serra. In entrambi i casi tutti gli istituti superiori messi assieme vanno oltre gli 800 alunni.
 (Pino Brosio – Gazzetta del sud 17/12/2011)

SUDAN, LIBERATO IL COOPERANTE CALABRESE DI EMERGENCY FRANCESCO AZZARA'


Francesco Azzarà cooperante di Emergency (reggiopress)
Francesco Azzara', il cooperante italiano sequestrato in Darfur ad agosto, e' libero e sta bene.
La fine dell'incubo del calabrese 34enne, rapito a Nyala mentre si recava in aeroporto con alcuni colleghi, era stata preannunciata proprio da Emergency ieri in una nota. Poi oggi del Sudan Media Center, agenzia indipendente vicina ai servizi di sicurezza di Khartoum che non citava pero' il nome dell'ostaggio italiano. La conferma ufficiale che si trattava di Azzara' l'ha data Gino Strada: "Francesco e' libero e sta bene: e' la fine di un incubo. Lo accompagneremo a casa il prima possibile". "E' stato un lavoro di 4 mesi molto faticoso ha raccontato Strada - adesso finisce un incubo, non ne potevamo piu', ma finalmente la telefonata che tanto aspettavamo e' arrivata. Ora e' il momento della festa, della sua famiglia e di Emergency".
Con la liberazione di Azzara' si e' conclusa positivamente una vicenda durata quattro mesi. Proprio giovedi' Emergency, smentendo le notizie di un peggioramento delle condizioni del 34enne logista pediatrico, aveva confermato che Francesco stava bene e si aspettavano la sua liberazione "in tempi molto brevi". Sempre giovedi' il quotidiano sudanese Al Sudani aveva diffuso la notizia che i rapitori di Azzara' avevano chiesto un riscatto di 180mila dollari, sconsigliando l'intervento delle autorita' sudanesi e accettando solamente contatti con l'ambasciata d'Italia. La fonte interpellata dal quotidiano aveva anche dato qualche indicazione sul luogo in cui era tenuto l'ostaggio, in un'area nord-occidentale del Darfur del Nord. Nessuna conferma pero' del riscatto. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si e' detto "lieto" della liberazione del cooperante ma ha affermato di non sapere nulla del pagamento di una somma per il rilascio. La sua liberazione, ha spiegato Terzi, e' il frutto di un impegno congiunto dell'Unita' di crisi e della Ong (Emergency, ndr) alla quale appartiene e a cui va dato il riconoscimento di aver tenuto un'attenzione e uno stimolo costante ora per ora, minuto per minuto, su questa vicenda". Il capo della diplomazia italiana ha espresso grande soddisfazione che una persona cosi' presa dall'impegno sociale "sia tornata libera e possa continuare ad operare per il benessere delle operazioni piu' deboli". La notizia del ritorno a casa di Azzara' ha intanto creato commozione in Calabria. "Ci riempie di felicita' e di gioia, per l'esito positivo di questa triste vicenda che ha colpito non solo la sua persona e la sua famiglia, ma anche noi tutti calabresi" ha affermato il vice presidente del Consiglio regionale calabrese, Alessandro Nicolo'. (AGI) .

CRISI ECONOMICA, CASARTIGIANI LANCIA L'ALLARME

Il Presidente Casartigiani VV, Mario Malfarà Sacchini
La crisi finanziaria e la stretta creditizia che stanno subendo le piccole imprese artigiane rappresentano un vero grido d'allarme per il già fragile tessuto economico vibonese, in cui sempre più aziende sono costrette a licenziare e chiudere.
Un quadro raccapricciante, che per Mario Malfarà Sacchini, presidente provinciale di Casartigiani, dovrebbe far riflettere politica e istituzioni.
E infatti, se l'economia soffre, il lavoro manca, gli enti ritardano i pagamenti, le banche non danno credito, di conseguenza i consumi si bloccano e la disoccupazione aumenta a ritmi esponenziali. Gli effetti che verranno prodotti, per l'esponente di Casartigiani, non potranno che essere disastrosi e inevitabili: «La gente che già non riesce ad arrivare a fine mese avrà grosse difficoltà di sopravvivenza e così le imprese che arrancano, accumuleranno sempre più debiti. Tutto ciò frenerà la produttività e aumentarà la recessione».
Ma se il 2011 sarà ricordato come uno degli anni più neri per l'economia, il nuovo anno, se si va avanti con queste premesse, porterà al vero tracollo del mercato. Un aspetto da non sottovalutare, per il presidente Malfarà, «in un quadro economico che ormai si respira in tutto il territorio italiano, specie nelle aree depresse com'è la provincia di Vibo, dove anche le banche ci hanno messo del loro chiudendo letteralmente i rubinetti del credito».
Ormai è unanime il coro di protesta delle associazioni di categoria che oltre a segnalare la grave situazione di disagio che vivono le attività imprenditoriali del settore artigiano, denunciano il lassismo della politica, i tempi lunghi dei pagamenti per le forniture pubbliche e gli altissimi tassi di interesse per l'accesso al credito (quelle poche volte in cui si può accedere).
«Queste sono le principali cause – ha puntualizzato Malfarà Sacchini – dei debiti sempre più esponenziali che le piccole imprese accumulano giorno dopo giorno verso l'erario e gli istituti previdenziali con inevitabili ripercussioni sul "famigerato" Durc senza il quale un'impresa non può lavorare e l'imprenditore non può far fronte agli impegni verso i lavoratori».
Un circuito a catena, dunque, in un circolo vizioso in cui se un anello è debole le conseguenza a cascata sono per tutti i soggetti del circuito stesso.
È ovvio che se le banche non concedono prestiti e lo Stato non paga le commesse, le aziende a loro volta non riescono a far fronte ai loro debiti e ad assicurare lo stipendio mensile agli operai. «Per non parlare poi delle difficoltà sempre maggiori – ha aggiunto l'esponente di Casartigiani – di accedere a dilazioni del debito o delle subitanee, ed alle volte arbitrarie, azioni esecutive effettuate da Equitalia». Mentre la politica sempre pronta a divulgare a parole il suo aiuto alle imprese nei fatti dimostra totale disinteresse. «Non basta sbandierare la propria vicinanza – ha proseguito Malfarà Sacchini – oggi è necessario che le imprese siano "protette" dalle Istituzioni». Ecco perchè Casartigiani chiede un impegno concreto alla politica che nella situazione in cui attualmente si trovano le aziende locali può manifestarsi solo con l'instaurazione di sistemi di garanzia che consentano alle imprese stesse un maggiore accesso al credito, oppure con il rilascio del Durc per poter incassare i compensi per i lavori già eseguiti e per partecipare agli appalti. «L'importante però – ha sottolineato il presidente di Casartigiani – è che con il nuovo anno alle parole seguano davvero i fatti.
(Vittoria Sicari Gazzetta del Sud 16/12/2011)

IMPIANTO FOTOVOLTAICO ALLA MEDIA "STANISLAO D'ALOE" DI SANT’ONOFRIO

(SANT’ONOFRIO) Conclusi da poco i lavori di installazione di un impianto fotovoltaico da 20 kw sull’edificio che ospita la scuola elementare, grazie al contributo di 118 mila euro ottenuto dai fondi messi a disposizione dai bandi “Por Calabria”, è ora la volta di un altro edificio scolastico di primaria importanza.
Risale infatti a pochi giorni fa la pubblicazione della delibera di giunta comunale che dispone l’adesione al relativo bando per l’installazione presso la locale scuola media “Stanislao D’Aloe” di un impianto fotovoltaico sulla base dei requisiti previsti dal relativo decreto emanato dal ministero dell’Ambiente.
Il progetto di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, redatto dall’ufficio tecnico comunale, prevede un impegno di spesa complessivo di 130mila euro dei quali solo 13mila a carico dell’ente.
Tra gli obiettivi prioritari che il progetto si propone di raggiungere, la “sensibilizzazione della popolazione in materia di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili” e “contribuire fattivamente al raggiungimento degli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto in materia di contenimento delle emissioni nocive”.
Importanti saranno poi le ricadute economiche ed ambientali, considerato il risparmio che ne deriverà all’amministrazione comunale una volta che l’impianto sarà definitivamente entrato a regime, come potranno constatare in tempo reale tutti i cittadini grazie all’apposito display che verrà collocato in un luogo visibile e facilmente consultabile.
                           (Raffaele Lopreiato) 

SANT’ONOFRIO TRADIZIONALE APERTURA DELLE FESTIVITÀ NATALIZIE

Sant'Onofrio: Piazza Umberto I
(SANT’ONOFRIO) Si rinnova anche quest’anno, in coincidenza con la ricorrenza religiosa dell’Immacolata, la tradizionale apertura delle festività natalizie.
All’insegna del detto popolare “A Maculata a prima padejiata”, verrà infatti riproposta questa sera, a partire dalle ore 18.30 in piazza Umberto I per l’occasione impreziosita da artistiche luminarie, la degustazione delle “curujicchi”, le tipiche ciambelle fritte ottenute dall’impasto di lievito, farina, acqua e sale che da sempre accompagnano la gastronomia del Natale santonofrese.
La serata, organizzata dall’associazione culturale Iris presieduta da Antonio Mazza in collaborazione con l’amministrazione comunale, sarà allietata dal gruppo locale di musica etnofolk “Faragonia” alla sua prima uscita pubblica.    (R. L.) 

CONTROLLI PIÙ EFFICACI CONTRO IL RISCHIO DI FRANE E ALLUVIONI

(MAIERATO) Ad ormai quasi due anni dalla terribile frana che il 15 febbraio 2010 mise in ginocchio la comunità e solo per un vero miracolo non causò vittime tra i cittadini, prosegue la difficile opera di ricostruzione e messa in sicurezza del territorio.
E proprio per fare il punto sulla situazione, si è tenuto nei giorni scorsi a Catanzaro, presso il Dipartimento regionale infrastrutture e lavori pubblici, un incontro operativo presieduto da Giovanni Laganà, coordinatore della struttura di supporto al Commissario per le emergenze idrogeologiche.
Alla riunione tecnica hanno partecipato le amministrazioni comunali di Catanzaro, Gimigliano e Maierato, tutte interessate dai più gravi fenomeni alluvionali registrati in Calabria nello scorso triennio.
Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto sullo stato di attuazione delle attività di studio e
indagine, nonché sulle procedure attivate dai comuni per il presidio territoriale delle rispettive aree a rischio.
“Il sistema di presidio e monitoraggio dei siti di Maierato, Gimigliano e della frazione Ianò di
Catanzaro, tutti interessati da gravi situazioni di dissesto idrogeologico – ha commentato il governatore Giuseppe Scopelliti - prevede la collaborazione in sinergia delle strutture tecniche regionali, comunali e dei centri di ricerca, rappresentando così un modello d’intervento unico, attivato in via sperimentale per la prima volta in Calabria che, a costi relativamente contenuti, consentirà una drastica riduzione dei livelli di rischio”.
Alla riunione, oltre ai rappresentanti dei centri di competenza della protezione civile ed ai tecnici facenti parte della struttura di supporto, hanno preso parte anche amministratori e responsabili degli uffici tecnici dei comuni interessati e i professionisti incaricati delle operazioni di monitoraggio.
I protocolli attivati prevedono che, in caso di particolari criticità meteorologiche, vengano attivate verifiche e controlli da parte di squadre di tecnici specializzati lungo possibili punti di crisi individuati e riportati su mappe operative, nonché sui sensori di monitoraggio già installati anche nella cosiddetta “zona rossa” di Maierato.
Ciò al fine di consentire, qualora la gravità della situazione lo richieda, l’adozione in tempi rapidissimi delle necessarie misure di salvaguardia della pubblica incolumità.
(Raffaele Lopreiato)

EMERGENZA CINGHIALI, INSORGE IL MONDO AGRICOLO


L’assessore Crupi, Petrolo (Cia), il sindaco Rizzo e Zappino (Confagricoltura)
(MAIERATO) E’ una rabbia non facile da contenere quella degli imprenditori agricoli del vibonese che si ritrovano impotenti di fronte all’allarme cinghiali che sta letteralmente mettendo in ginocchio le loro aziende, assumendo sempre più i contorni di una vera e propria emergenza sociale ed economica.
In effetti, non passa giorno senza che si aggiungano nuove segnalazioni di raid notturni di cinghiali che devastano campi, distruggono recinzioni e si scontrano con automezzi, arrivando ormai con le loro scorribande finanche nelle zone costiere e nei centri abitati. 
Una rabbia che si è manifestata anche a Maierato, dove nella sala consiliare si sono ritrovati nella serata di lunedì scorso decine di agricoltori per un serrato confronto con rappresentanti istituzionali e delle associazioni di categoria.
Dopo il saluto di apertura del sindaco Sergio Rizzo è toccato a Domenico Petrolo, presidente provinciale della Cia, fare il punto sulla situazione che non ha esitato a definire “drammatica, per l’inarrestabile proliferare di questi ungulati che ormai a migliaia distruggono tutto ciò che incontrano sul loro cammino mettendo sul lastrico decine di imprenditori”.
“Il tutto – ha continuato Petrolo – mentre le autorità preposte continuano a dibattere in modo accademico sulla questione, rinviando le pur auspicate decisioni da adottare”.
Un gruppo di cacciatori - selettori
“Da parte nostra – ha poi ribadito il presidente Cia – abbiamo posto in modo unitario l’emergenza cinghiali in cima alle priorità del mondo agricolo che oggi più che mai si sente abbandonato dalle istituzioni”.
A “forme di mobilitazione estreme” pensa Raffaele Zappino di Confagricoltura che come “primo segnale di attenzione” ha chiesto un “corposo adeguamento delle risorse finanziarie per gli indennizzi dei danni subiti”, mentre Onofrio Casuscelli, presidente di Coldiretti, ha rilanciato in una nota l’idea di un “tavolo permanente per elaborare una proposta unitaria e risolutiva”.
Chi non ci sta a sedersi sul banco degli imputati è Totò Crupi, assessore provinciale all’agricoltura, che nel suo intervento ribadisce che la “Provincia ha fatto tutto quello che era in suo potere: il Piano faunistico è stato approvato, il censimento completato, i selettori prescelti, gli indennizzi, pur nella limitatezza delle risorse disponibili,  erogati”.
“Certo – ha ammesso Crupi – ben di più avremmo voluto fare per arginare questo grave
fenomeno, a partire da un ampliamento del calendario venatorio, ma purtroppo in tale direzione non riscontriamo la disponibilità della Regione, l’unica abilitata a legiferare”.
Chi non accetta più lo stallo attuale sono i diretti interessati, gli agricoltori.
Nei numerosi interventi che accendono il dibattito, sono emerse tutte le “criticità” del fenomeno quali “l’insufficienza ed il ritardo di erogazione degli indennizzi, i costi elevati di ripristino a causa dei danni subiti, lo spopolamento dei campi con conseguente impoverimento economico, sociale e culturale delle nostre realtà rurali”.
Da qui le forti critiche espresse nei confronti della politica che, come ha sostenuto l’imprenditore Antonio Griffo, si limita a fare “demagogia, senza preoccuparsi concretamente dei nostri bisogni”.
“Già due anni fa in questa stessa sala – incalza Griffo – ci erano stati promessi tavoli di concertazioni, indennizzi celeri e agevolazioni che puntualmente sono stati disattesi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Domenico Servello, segretario provinciale di Idv, per il quale la “misura è ormai colma. Questa gente è stufa di essere presa per i fondelli e non accetta più il rimpallo di responsabilità che non porta a nulla”.

                    (Raffaele Lopreiato) 

IN MEMORIA DELLA DOTTORESSA EUGENIA SACERDOTE MONTALCINI

Cari Amici de La Voce,
 domenica scorsa è venuta a mancare la dottoressa Eugenia Sacerdote Montalcini, di anni 101, prima cugina di Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina.
Ho avuto l'onore ed il piacere di conoscere personalmente la dott.ssa Sacerdote in occasione dell’intervista concessami tempo fa in esclusiva per i lettori de La Voce.
Quello che segue è il testo integrale di quell’intervista, dalla quale emerge per intero lo spessore di una donna eccezionale, che ha messo tutta la sua esistenza al servizio della scienza e dell'umanità. 
                                                                                                     Josè Rodolfo Maragò (ARGENTINA)
dott.ssa Eugenia Sacerdote
Grazie a Hitler ho imparato la mia professione”, così esordisce la dottoressa Eugenia Sacerdote Montalcini, “giovane” ricercatrice di 97 anni.
 “A causa delle leggi antisemite, Berta Mayer fu costretta ad abbandonare la Germania e continuare le sue ricerche in Italia. Fu lei ad insegnarmi le tecniche di lavorazione sulle cellule vive”.
Così ci chiarisce gli inizi della sua carriera questa donna dall’eterno sorriso, che racconta in maniera lucida le vicende della sua vita straordinaria, interamente dedicata alla scienza.
Prima cugina del Nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini (le loro mamme erano sorelle), con la quale ancora oggi si sente ogni sabato, Eugenia Sacerdote Montalcini perse il padre, malato di leucemia, quando ancora aveva 9 anni.
Con mia cugina Rita ed altre due ragazze iniziammo gli studi di Medicina presso l’Università di Torino. Eravamo le uniche donne  fra 500 uomini. Per un anno intero avevamo studiato dodici ore al giorno per imparare greco, latino, matematica e fisica, la cui perfetta conoscenza era indispensabile  per accedere all’università”.
Laureata con il massimo dei voti e lode, Eugenia sostenne l’esame di stato all’Università di Parma, cimentandosi sul caso pratico di un paziente del quale, con il solo ausilio di analisi e radiografia, doveva formulare la diagnosi ed individuare la cura adatta. “Meno male che il paziente era molto intelligente e la sua collaborazione mi è stata davvero di grande aiuto”, confessa oggi con grande umiltà.
Sposata con Maurizio Lustig, un ingegnere della Pirelli, ha avuto tre figli. Nel 1938, a causa delle leggi razziali varate dal governo fascista, le fu proibito di esercitare la professione medica.
L’anno successivo, il marito venne trasferito in Argentina, dove la Pirelli pensava di aprire uno stabilimento per la fusione del rame. Ma lo scoppio della guerra complicò ulteriormente le cose, perché le attrezzature necessarie rimasero bloccate in Italia e la Pirelli spostò l’ing. Lustig a San Paolo, in Brasile, dove rimase con la moglie e la primogenita Livia per un anno e mezzo prima di fare ritorno in Argentina.
Dottoressa Sacerdote, come iniziò la sua avventura di ricercatrice in Argentina?
Uno dei miei docenti di Torino, il professore Segrè, mi aveva raccomandato dal dottore De Robertis, che prestava servizio presso la cattedra dell’Istituto di Istologia. Fu lui che nell’offrirmi un tavolino ed una sedia mi disse: “Se ce la fa a lavorare in queste condizioni, faccia pure!”. Per i primi esperimenti sulle cellule vive, mi servivo di galline che compravo al mercato e riuscivo ad introdurre nell’istituto con la complicità del  portiere. Lui mi aiutava anche a prelevare il sangue dall’animale, ed io per riconoscenza gli regalavo la gallina.
Era pagata per il suo lavoro?
Non avevo un budget, ma il direttore mi permetteva di attingere qualcosa dai fondi destinati alla sostituzione dei vetri rotti. Per questa ragione prestavo molta attenzione affinchè i vetri non si rompessero e potessi così prendere la somma che avanzava.
Lei intanto continuava ad avere rapporti con Berta Mayer, nel frattempo trasferitasi in Brasile?
Eugenia Sacerdote e Rita Levi-Montalcini (anni 1930 c.a)
foto: gravità zero
Si, lei se ne è andò dall’Italia in Brasile, per sfuggire ancora una volta alle leggi antisemite. Era così brava che il Dott. Chagas le offrì un contratto, presso il suo prestigiosissimo istituto di ricerca a Rio de Janeiro. Ci siamo viste tante volte a Rio. Di li a poco, il governo peronista, per divergenze politiche, licenziò il dottore Houssay, già premio Nobel per la Medicina, e tutto il suo gruppo di ricercatori. Ed io rimasi di nuovo sola nella cattedra. Venni allora convocata dal Direttore dell’Istituto Roffo, ospedale oncologico sempre dipendente dell’Università di Buenos Aires, per fare ricerca sulle cellule giganti. Per me si trattò quindi
di un semplice trasferimento da una struttura all’altra della stessa università.
Riuscì finalmente ad ottenere un laboratorio tutto suo per la ricerca?
Magari! In un primo momento mi mandarono in un laboratorio di analisi, e successivamente al museo, con i vapori della formalina che ammazzavano i tessuti e le cellule su cui io lavoravo. Mi lamentai di questa situazione con il direttore, che mi concesse il salone della vecchia biblioteca. Io stessa provvidi a ripulirlo, con l’aiuto di alcuni studenti. Di grande aiuto mi fu anche una giovane polacca, assunta come donna di servizio, che si dimostrava molto interessata al nostro lavoro, nonostante avesse frequentato solo la scuola elementare. Presi a cuore la sua formazione, e le feci frequentare diversi corsi e seminari, tanto che Caterina divenne, in breve tempo, un tecnico di laboratorio eccezionale. Lei ancora oggi, pur essendo ormai ultraottantenne, presta la propria qualificata consulenza ai giovani ricercatori.
Come proseguì la sua carriera accademica?
Nel 1950 il dott. Parodi, direttore del Dipartimento di Virologia dell’Istituto Malbrán (corrispondente al Centro Nazionale della Ricerche sulle Malattie), mi chiamò per lavorare con lui. Ma da li a poco si trasferì in Uruguay, dove venne nominato ministro della Sanità. Rimasi quindi di nuovo sola a capo del dipartimento. La mia giornata tipo si divideva tra il Roffo ed il Malbrán, con l’intermezzo della pausa  pranzo a casa per assistere i bambini.

Eugenia Sacerdote e Rita Levi-Montalcini,
nell'album dei laureandi dell'Università di Torino (A.A. 1936-37)
foto: gravità zero

Sul finire del 1953 scoppiò una grave epidemia di poliomielite. Io mi trovavo a Pinamar, dove mi ero recata per un periodo di villeggiatura, ed ero intenta a disfare i bagagli quando mi arrivò un telegramma firmato dal ministro della Salute (il leggendario Dott. Ramón Carrillo, considerato il più grande medico sanitario della storia argentina), con il quale venivo incaricata sin da subito a lavorare nella diagnosi di questa crudele malattia. Il virus della polio si sviluppa solo nelle cellule della scimmia indiana Rhesus o nelle cellule umane. Di conseguenza, per noi ricercatori argentini non c’era altra possibilità che lavorare sulle cellule umane. E così, tutte le mattine, con la mia macchina giravo tutti gli ospedali della città cercando di recuperare i resti degli aborti spontanei e naturali, che conservavo in  fiaschi di diverse misure con soluzione fisiologica. Grande era infatti la necessità di disporre di tessuti vivi per infettarli con i prelievi fatti a quei pazienti che si sospettava avessero contratto la polio, per poter formulare l’esatta diagnosi nelle ventiquattro ore. Si trattava di operazioni molto delicate e grande era la paura di contrarre pericolose infezioni, tanto che preferì  trasferire i figli in Uruguay, presso una mia cugina.
Di li a poco, l’Organizzazione Mondiale della Sanità mi inserì in un gruppo di ricercatori che operava negli Stati Uniti, anche se loro, non dovendo fronteggiare un’emergenza come noi in Argentina, si limitavano ancora a sperimentare il vaccino sulle scimmie. Lavorai ad Atlanta, Filadelfia e Washington per poi trasferirmi a Montreal, in Canada. Tre mesi dopo rientravo in Argentina, dove la situazione sanitaria era ancora molto grave. Qui, dopo essermi in precedenza consultata telefonicamente con Renato Dulbecco (di origine calabrese e futuro Nobel per la Medicina), già mio compagno di studi a Torino, mi assunsi l’enorme responsabilità di raccomandare al ministro la vaccinazione massiva sulle persone. Per dare l’esempio e rassicurare l’opinione pubblica, io stessa mi vaccinai insieme ai miei figli. La notizia ebbe grande risalto sui giornali argentini ed ottenemmo l’effetto voluto: la gente si recò volontariamente per sottoporsi alla vaccinazione che da quel momento divenne obbligatoria per tutti.   
Fino a quando continuò a lavorare presso l’Istituto Malbrán?
Non per molto. Dopo la caduta di Perón, ci fu uno sciopero contro il governo. Io avevo necessità di entrare in istituto per completare il lavoro su un presunto caso di polio, ma me lo impedivano. Insistetti e per reazione mi lanciarono contro uno scatolone che mi danneggiò la macchina e mi fece male ai piedi. Il giorno dopo mi ero già dimessa.
Fu questo episodio a sancire la fine del suo lavoro accademico?
Non ancora. Nel ’58, dopo l’ascesa del presidente Frondizi, un suo fratello, Risieri Frondizi, rettore dell’Università di Buenos Aires, bandì  un concorso per la cattedra di Biologia Cellulare che vinsi io. Lavorai per ben otto anni, quando si diffuse la voce di un imminente colpo di stato. Un giorno il rettore ci chiese di rimanere nell’università per una riunione dei professori. Avevano scollegato le linee telefoniche, ed io uscii solo un attimo per recarmi in un bar vicino da dove telefonare ai mie familiari per avvisarli che avrei ritardato il rientro. Nel tornare, vidi da lontano alcuni poliziotti che trascinavano fuori il rettore, il vice rettore e tantissimi professori. Ovviamente il giorno dopo mi sono dimessa assieme a tutti i miei colleghi di facoltà. Da quel momento continuai a lavorare solo al Roffo e nel Conicet dalla sua creazione nel ’61 (Consiglio Nazionale per le Ricerche Scientifiche e Tecniche, in spagnolo) dove ho prestato la mia collaborazione dalla sua creazione nel 1961 fino al pensionamento.
La dottoressa Sacerdote è molto restia a parlare dei tantissimi riconoscimenti scientifici avuti in campo internazionale per la sua attività di ricerca. A noi appare comunque opportuno ricordarne almeno alcuni: 1967 - Premio Donna dell’anno nelle Scienze; 1977, Premio dell’Accademia Nazionale di Medicina; 1978, Premio della Società di Chirurgia Toracica; 1979, Premio della Societá di Citologia; 1983, Diploma al merito della Fondazione Konex; 1984, Premio Lega Argentina contro il Cancro; 1988, Premio Donna dell’Anno Fondazione Alicia Moreau de Justo; 1991, Premio Juan Manuel Estrada; 1991, Premio Rotary Club Internacional; 1992, Premio Hipócrates di Medicina; 2003, Menzione speciale in Sciencia e Tecnología della Fondazione Konex; 2004, Cittadina Illustre della Cittá di Buenos Aires.
Particolarissimo è poi il riconoscimento assegnatole dalla società che gestisce uno dei trasporti urbani. Raggiunta l’età di 85 anni, la dottoressa Sacerdote non poteva più guidare l’auto e si recava quotidianamente al lavoro con un pullman di linea. In poco tempo tutti gli autisti impararono a conoscerla bene. Un giorno venne convocata dall’azienda trasporti al capolinea dove, al suo arrivo, la dottoressa Sacerdote trovò una gradita quanto inaspettata sorpresa: avevano preparato in suo onore un grande ricevimento cui parteciparono tutti gli autisti e le rispettive famiglie. In quella occasione venne anche dichiarata “Passeggera Illustre della Linea 80” con l’emissione straordinaria, a suo nome, di un biglietto gratuito a vita. Con il trascorrere degli anni, anche il viaggio in pullman le venne difficile e dovette optare per un autonoleggiatore di origine libanese che lavorava nelle vicinanze del Roffo. Anche lui era molto affezionato alla dottoressa Sacerdote, tanto che non voleva essere pagato per portarla al lavoro.
Ancora oggi ogni pomeriggio c’è qualcuno che viene a  trovarla a casa per leggerle un libro poiché, a causa di un tumore e degli effetti collaterali delle cure somministratele, Eugenia Sacerdote ha perso quasi completamente la vista.
Se sono riuscita a vedere la faccia  dei miei tre figli e dei nove nipoti, altrettanto non ho potuto fare con i miei due pronipotini”, ci dice con amarezza, nell’unico momento in cui il suo volto si intristisce un pò.
Salvo poi ritornare sorridente, con quella contagiosa allegria che rende estremamente semplice e cordiale una donna che ha speso l’intera sua esistenza al servizio della scienza e dell’umanità.

LA SCUOLA MEDIA DI SANT’ONOFRIO DOTATA DI IMPIANTO FOTOVOLTAICO

Scuola media statale "Stanislao D'Aloe"
 (SANT’ONOFRIO)  Continua l’impegno dell’amministrazione comunale per l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili.
E così, conclusi da poco i lavori di installazione dell’impianto da 20 kw sull’edificio che attualmente ospita la scuola elementare, grazie al contributo di 118 mila euro erogato dalla Regione attingendo ai fondi messi a disposizione dai bandi del Por Calabria, è ora la volta di un altro edificio scolastico di primaria importanza.
Risale infatti allo scorso 22 novembre la deliberazione con la quale l’esecutivo guidato dal sindaco Tito Rodà dispone l’adesione al relativo bando per l’installazione presso la locale scuola media “Stanislao D’Aloe” di un impianto fotovoltaico sulla base dei requisiti previsti dal relativo decreto emanato dal ministero dell’Ambiente.
Il progetto, redatto dall’ufficio tecnico comunale, prevede un impegno di spesa complessivo di 130mila euro dei quali solo 13mila a carico dell’ente.
Tra gli obiettivi prioritari che il progetto si propone di raggiungere, la “sensibilizzazione della popolazione in materia di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili” e “contribuire fattivamente al raggiungimento degli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto in materia di contenimento delle emissioni nocive”.
Importanti saranno poi le ricadute economiche ed ambientali, considerato il risparmio che ne deriverà all’amministrazione comunale una volta che l’impianto sarà definitivamente entrato a regime, come potranno constatare in tempo reale tutti i cittadini grazie all’apposito display che verrà collocato in un luogo visibile e facilmente consultabile.
                           (Raffaele Lopreiato)