Le hanno approvate venerdì al Consiglio dei Ministri, e le chiamano norme sulla semplificazione. Sul sito del governo leggiamo che d’ora in poi, velocemente:
1. Chiunque potrà chiedere di aggiungere il cognome materno a quello paterno.
2. Le donne divorziate o vedove potranno aggiungere il cognome del nuovo marito ai propri figli.
3. Per coloro che hanno ricevuto la cittadinanza italiana sarà possibile mantenere il cognome con il quale erano identificati all’estero.
La terza semplificazione è, francamente, incomprensibile, almeno formulata in questi termini: ma che succedeva, fino a adesso, cambiavano cognome quando venivano in Italia? Mah! Ma che le prime due siano semplificazioni, è tutto da dimostrare.
Se le cose stessero veramente così come riportato – e forse, eccessivamente semplificato – dal comunicato stampa del governo, si potrebbero sommare cognomi su cognomi, con evidenti ed imbarazzanti complicazioni per le famiglie allargate, che diventerebbero la disperazione di qualsiasi anagrafe se per disgrazia fosse approvata pure la legge sul divorzio breve, che a questo punto risulta praticamente incompatibile con le semplificazioni suddette: in pochissimo tempo nelle famiglie italiane potrebbe succedere di tutto.
In 13 anni di scuola, per esempio, – fra elementari, medie e superiori – un povero alunno
avrebbe il tempo di vedersi con tutta tranquillità (si fa per dire) almeno tre matrimoni con relativi divorzi, e fra aggiunte di cognomi materni e paterni, potrebbe trovarsi il cognome allungato anche di quattro-cinque volte. Ma poi, che succede ai fratelli di famiglie allargate, quelli che magari uno va con la madre e l’altro col padre, si risposano tutti e due, e magari aggiungono pure i cognomi? Fratelli con cognomi diversi?
Es.: il signor Mobutu viene in Italia e si sposa con la signora Frazzetti. Nascono Giuseppe e Francesca, che si chiameranno Mobutu Frazzetti. Ma i genitori si separano, e si risposano, Mobutu con la signora Faraki, e la Frazzetti con il signor Lorusso. Giuseppe va con la madre, che vuole aggiungere il cognome del nuovo marito, e Francesca va con il padre che, per principio, vuole fare lo stesso, e chiede di aggiungere il cognome della nuova moglie (tra l’altro, perché al consiglio dei ministri non lo hanno previsto? Perché solo le donne possono aggiungere il cognome del nuovo marito, e non viceversa? Forse perché fino adesso non lo ha chiesto nessuno? Ma prima o poi qualcuno lo farà, specie dopo certi divorzi burrascosi, almeno per puntiglio), e quindi avremo Giuseppe Mobutu Frazzetti Lorusso e Francesca Mobutu Frazzetti Faraki.
Che succede se Mobutu divorzia pure dalla signora Faraki e ha un colpo di fulmine con la signora Colucci e se la sposa? Per coerenza vorrà aggiungere pure questo cognome, no? E se invece per disgrazia muore Lorusso e la Frazzetti si risposa con Tasticelli, e si continua anche da questa parte con la tradizione di aggiungere i cognomi?
Se poi il figlio Giuseppe – che si chiama almeno Mobutu Frazzetti Lorusso e forse anche Tasticelli - incontra e sposa Roberta, anche lei figlia di divorziati e con la quota minima di cognomi, cioè tre, diciamo Roberta Fizeri Diaropi Lusati, che fanno per il cognome dei figli, tirano a sorte?
Poi magari - visto che ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, che non nella tua filosofia - si scopre che il signor Mobutu è parente stretto dell’ex presidente del Congo, e, in nome della terza sedicente semplificazione introdotta dal governo Monti e per via di un ritrovato orgoglio familiare e patriottico, decide di recuperare l’intero cognome originale, Mobutu Sese Seko Nkuku Ngbendu Wa Za Banga (che nell’idioma locale, secondo alcuni significa “guerriero irresistibile che andrà di conquista in conquista lasciando il fuoco dietro di se”, mentre secondo altri: “il gallo che non si lascia sfuggire nessuna gallina”), un cognome sicuramente originato a sua volta da una probabile legge sulle semplificazioni della repubblica congolese…
* L’Occidentale