Le piante d’ulivo recise nel terreno di località Badioti (foto gazzetta del sud) |
(SANT’ONOFRIO) “Raso” al suolo un uliveto di 7 anni. Mille le piante tagliate con l’intento di “uccidere” un progetto di speranza realizzato con grandi sacrifici dall’i mprenditore agricolo Pietro Lopreiato, 45 anni, originario di Sant’Onofrio ma residente a San Gregorio d’Ippona, piccola centro della provincia di Vibo Valentia. Nell’iniziativa imprenditoriale coinvolta anche la cooperativa sociale Talità Kum che ha il compito di imbottigliare e commercializzare l’olio extravergine prodotto con metodo biologico. Il gravissimo atto intimidatorio è avvenuto l’altra notte in località “Badioti” di Sant’Onofrio, uno dei centri a più alta densità mafiosa della provincia di Vibo Valentia, salito agli onori della cronaca per fatti di sangue e intimidazioni
ad imprenditori che operano nella zona. Ad agire con estrema determinazione mani spietate che con l’ausilio di più motoseghe hanno “raso” al suolo l’uliveto che rappresentava il punto
di forza dell’azienda agricola specializzata nella produzione di olio extravergine di alta qualità.
Ieri mattina ad accorgersi per primo della “strage” di ulivi lo stesso proprietario che ha immediatamente allertato i carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia i quali sono immediatamente intervenuti in località “Badioti”. I militari dell’Arma, dopo aver espletato i rilievi del caso, hanno prontamente avviato le indagini per risalire agli autori della vile intimidazione che ha “raso” al suolo un impianto olivicolo che dava sostentamento economico ai ragazzi della cooperativa sociale Talità Kum (Fanciulla io di dico di alzarti), promossa, fra gli altri, dai parroci di Stefanaconi e San Nicola Da Crissa, don Salvatore Santaguida e don Domenico Muscari, due sacerdoti di frontiera che vivono a stretto contatto dei giovani della Diocesi di Mileto-Nicotera- Tropea. Della piccola società, che si prefigge di gestire direttamente anche i beni confiscati alla ‘ndrangheta, fanno parte Giovanni Pileggi (presidente), Francesco Chiarella, Maria Teresa Galati, Stefano Mandarano e Lino Muscari.
Non è la prima volta che l’azienda agricola di Pietro Lopreiato viene presa di mira dagli “ambasciatori” del criminalità. In passato in altri appezzamenti di terreno di sua proprietà sono stati tagliati altre migliaia di piante. Anche in quell’occasione il danno all’azienda è stato ingente. L’impianto preso di mira l’altra notte è di circa 3 ettari. Complessivamente supera i 50mila metri quadrati. Non è la prima volta che la criminalità organizzata colpisce così duramente il territorio di Sant’Onofrio, tra i più martoriati della provincia di Vibo Valentia. In altre situazioni, per affermare la legge del più forte, le cosche hanno usato bombe e benzina, armi, purtroppo, che sono in grado di piegare anche il più coraggioso degli imprenditori. Il taglio dell’uliveto all’azienda agricola Lopreiato, ha suscitato grande clamore nella comunità ecclesiale vibonese, perchè è direttamente coinvolta una cooperativa sociale in cui sono inseriti direttamente due sacerdoti di coraggio che conoscono bisogni e aspettative dei giovani. «La cooperativa – si legge nel suo statuto – nasce dall’incrocio dei cammini spirituali e di vita di un gruppo di giovani del territorio vibonese che hanno deciso di mettere a frutto le proprie personali esperienze e risorse formative, intellettuali e di fede, qui e non altrove. Un incontro che ha generato subito dinamismo, azione e che chiede risposte ai troppi interrogativi scaturiti dall’analisi della realtà in cui si vive, dai problemi del territorio alle possibili vie d’uscita». Immediata la reazione di don Domenico Muscari, tra i promotori dell’iniziativa il quale ha detto che quanto accaduto è un fatto gravissimo. «A caldo posso soltanto dire che sono molto dispiaciuto. Certamente andremo avanti con il nostro progetto. Dobbiamo capire se si voleva colpire la nostra cooperativa sociale ».