JOSÈ MARAGÒ RICORDA COME, PAPA FRANCESCO, DA FIGLIO D’EMIGRANTI ITALIANI, SEPPE TOCCARE IL CUORE DI TUTTI. QUEL GIORNO A BUENOS AIRES CON LA COMUNITÀ DI SANT’ONOFRIO
(SANT‘ONOFRIO) Tra i tanti piccoli e grandi aneddoti che iniziano a circolare sul nuovo pontefice Francesco, uno in particolare riguarda la comunità Santonofrese in Argentina.
Il tutto risale all’anno 2000, quando anche i Santonofresi di Buenos Aires, che in occasione delle più importanti ricorrenze religiose puntualmente si ritrovavano nei locali dell’omonimo circolo, espressero il desiderio di avere in dono una scheggia della reliquia della Santa Croce.
L’allora cardinale Bergoglio dialoga con i fedeli della comunità santonofrese prima della messa |
Era questo, a loro parere, il modo più solenne e autentico per rafforzare il legame affettivo e spirituale con il paese d’origine che, particolarmente devoto alla Santa Croce, da sempre venerava la sacra reliquia custodita nella chiesa madre e portata in processione con solenni festeggiamenti per ben tre volte l’anno.
A sostenere l’iniziativa del sodalizio italo argentino, con il relativo difficile iter burocratico da avviare presso il Vaticano, ci pensarono l’allora parroco di Sant’Onofrio don Gaetano Currà e padre Alberto Sorace, argentino di origini santonofresi in quel momento alla guida della parrocchia Santa Rosa de Lima di Buenos Aires.
Padre Sorace, in particolare, facendo leva su un consolidato rapporto di conoscenza, ritenne utile far perorare la richiesta anche al futuro papa Jorge Mario Bergoglio, in quel momento alla guida dell’Arcidiocesi della capitale argentina.
A rievocare oggi quei momenti ci pensa Josè Rodolfo Maragò, “storico” corrispondente argentino del periodico di informazione “La Voce di Sant’Onofrio”, che in quella occasione con Domingo Pileci faceva parte della delegazione ricevuta in arcidiocesi per la consegna della lettera ufficiale di accompagnamento alla richiesta presso la Santa Sede.
Maragò ricorda ancora nitidamente i dettagli di quella visita, durante la quale trovarono il cardinale Bergoglio “già impegnato in un incontro con l’ex presidente Raùl Alfonsin per discutere della grave crisi economica e finanziaria che in quel momento attanagliava il Paese”.
“Fu quella - continua Josè Maragò - l’ennesima conferma dello spirito caritatevole e di profonda umiltà che da sempre contraddistingue Bergoglio, con la sua innata capacità di improntare i rapporti umani alla massima disponibilità e semplicità, in un’ottica valoriale nella quale per lui pari sono i potenti della vita pubblica nazionale ed i rappresentanti di una piccola quanto sconosciuta comunità di emigrati”.
Altrettanto impressi nella memoria i ricordi legati al giorno in cui, giunta in Argentina la sacra reliquia, si svolse la cerimonia di intronizzazione nella chiesa prescelta della Santa Croce, nel quartiere Villa del Parque di Baires.
In quell’occasione il cardinale Bergoglio non volle mancare e Josè Maragò ricorda ancora, al momento della solenne benedizione impartita ai fedeli, le “toccanti parole del futuro pontefice che, partendo dalle sue origini di figlio di emigrati italiani che lo accomunavano a tutti i presenti, seppe toccare le corde del cuore individuando in quella funzione religiosa la profondità di una fede semplice quanto incrollabile, rivelatasi nel tempo il collante decisivo tra i milioni di italiani figli della diaspora sparsi n nel mondo e la loro amata madrepatria”.
(Raffaele Lopreiato, GAZZETTA DEL SUD 15/03/2013)