Questi i sentimenti prevalenti tra i numerosi imprenditori agricoli che hanno disseminate le loro aziende nell’ampia vallata che partendo dalla “piana degli Scrisi” si sviluppa lungo la dorsale attraversata dalla cosiddetta strada dei Francesi.
Una zona da sempre considerata, anche per la presenza di numerose sorgenti d’acqua, tra le più fertili dell’intera provincia vibonese e caratterizzata da vasti appezzamenti utilizzati per la coltivazione intensiva di grano, orzo, foraggi e vigneti.
E che, nonostante tutto, registra ormai da diversi anni gli indici più bassi sia in termini di produttività agricola che di redditività economica.
Causa di tutto ciò, la massiccia proliferazione di cinghiali che ormai da tempo la fanno da incontrastati padroni.
Qui, infatti, questi ungulati hanno trovato le condizioni ottimali per riprodursi e scorazzare indisturbati, procurandosi con relativa facilità il cibo necessario alla loro sopravvivenza.
Una situazione divenuta insostenibile per tanti agricoltori molti dei quali, stanchi delle solite promesse non mantenute da parte degli enti istituzionali preposti, hanno gettato la spugna o stanno per farlo.
Tra loro anche Antonio Moschella che dopo aver assistito impotente agli effetti nefasti della frana che nel 2010 ha letteralmente divorato tre ettari della sua azienda agricola si trova ora alle prese con questa ulteriore drammatica emergenza.
Con lui facciamo un giro lungo la strada dei Francesi per verificare i danni causati dai cinghiali e l’effetto è sconvolgente: intere piantagioni di cereali e foraggio, teoricamente pronte per il raccolto finale, letteralmente distrutte dalle scorribande quotidiane dei cinghiali. Composti da gruppi che a volte arrivano fino a quaranta cinquanta adulti i cinghiali, il più delle volte provenienti dalla vicina oasi naturalistica del lago Angitola, oltre a distruggere tutto ciò che incontrano sul loro passaggio mettono a serio rischio l’incolumità dei malcapitati di turno che in quel momento dovessero incrociarli.
Le origini di questo fenomeno sono ormai note da tempo e Moschella le riassume nelle “numerose campagne di ripopolamento scolte nei decenni scorsi, la breve durata del periodo ammesso di caccia, il fallimento delle politiche selettive varate da Provincia e Regione, le condizioni di vita ottimali che ormai consentono alle femmine di procreare due volte l’anno e fino a sei cuccioli per volta”.
Anche la politica dei rimborsi si è rivelata fallimentare fin dal primo momento data la esigua disponibilità di fondi a ciò destinati dalla Regione tanto da indurre la stragrande maggioranza degli agricoltori a “non presentare più la richiesta, considerate anche le spese che andrebbero sotenute per la redazione della perizia tecnica dei danni subiti”.
Di fronte a questa manifesta incapacità di fronteggiare il fenomeno nella sua complessità, se necessario “anche con l’intervento dell’esercito” come sostiene il giovane imprenditore agricolo, anche le associazioni di categoria stanno segnando il passo.
“E’ giusto organizzare incontri e dibattiti - puntualizza Moschella - ma ora è necessario passare alla fase operativa”.
“Le organizzazioni agricole - continua l‘agricoltore - devono dichiarare lo stato di mobilitazione permanente, se necessario anche attraverso azioni eclatanti purchè portino a risultati concreti”.
Nel frattempo, gli imprenditori del comune di Maierato si sono costituiti in un comitato spontaneo con l’intento dichiarato di portare avanti la campagna di sensibilizzazione da tempo avviata.
E proprio sulla sinergia tra il comitato cittadino e la nuova amministrazione comunale guidata dal sindaco Danilo Silvaggio, che ha inserito la soluzione del problema tra le priorità della sua azione di governo, confida Moschella per la tanto “auspicata svolta che con l’aiuto del prefetto e delle autorità preposte porti a scelte praticabili e condivise”.
Raffaele Lopreiato